Ci sono dei momenti nella vita sociale, nella collettività che lasciano segni indelebili.
Ci sono avvenimenti che toccano in profondo il cuore e la mente. Ci sono immagini che rivivono costantemente nella coscienza comune, fotografie dello spirito e del sentimento.
Spesso, questi momenti, questi avvenimenti, queste immagini hanno nella propria essenza un qualcosa di straordinario poiché, soprattutto per l’empito di emozioni, per il vigore doloroso che riescono a suscitare coagulano quel senso di appartenenza, di identificazione, di condivisione e compartecipazione, sentita, vissuta e sofferta.
E’ nei momenti di dolore che si rinsalda quella riflessione sulla vita, sulle sue molteplici sfaccettature, sui suoi risvolti che, sovente, ci appaiono assurdi, incomprensibili, ingiusti.
Tutti noi abbiamo ancora impressi negli occhi i volti di quei ragazzi, di quei giovani, di quegli angeli che un giorno abbiamo incontrato in piazza, al bar, nelle palestre, nelle scuole e l’altro, improvvisamente, inspiegabilmente, inconcepibilmente, veniamo a conoscenza della loro scomparsa. Giovani, ragazzi e ragazze, ma il riferimento è ad ogni uomo o donna, di qualunque età, con le loro storie, le loro famiglie, i loro sogni, i loro progetti, le loro speranze su cui è calata una nube tenebrosa e oscura. La nube della fatalità. La nube della morte.
Ragazzi, ragazze, uomini e donne a cui il mondo apparteneva ed al quale sono stati portati via.
Il nostro dolore, però, non dovrà mai offuscare il ricordo di quanto prezioso, seppur breve, sia stato il magnifico dono di averli conosciuti, di averli amati. Il modo migliore per perpetuare questo ricordo è quello in primis di assicurare un corso limpido, netto e deciso alla giustizia per l’individuazione delle responsabilità e delle colpe. E’ vero che nulla restituirà la vita ad un fiore strappato alla terra. Ma l’insensata immunità spesso equivale a strapparlo nuovamente. Inoltre, come uomo, come padre e come rappresentante della collettività, vige categorico l’imperativo ad attuare tutto quanto possibile affinchè tragedie che mietono vittime sulle strade non accadano più. Questo possiamo farlo con integerrima applicazione delle leggi, con l’inasprimento delle disposizioni in tema di disciplina stradale, con una forte e massiccia sensibilizzazione all’uso del casco, all’allacciamento delle cinture, al rispetto dei limiti di velocità, della segnaletica, all’applicazione di apparecchiature tecnologiche per il rilevamento delle infrazioni. Tutto ciò non solo per elevare multe e contravvenzioni ma per creare un deterrente, per accertarsi delle responsabilità e per dissuadere chiunque da comportamenti scriteriati che mettono a repentaglio la vita, la propria e quella degli altri.
A breve partiranno anche i lavori per il rifacimento, la sistemazione e la messa in sicurezza delle nostre strade. Abbiamo stanziato 70 mila euro ai quali andranno ad aggiungersi altri 295 mila della Regione Campania per il riassetto della rete viaria comunale. Tutto ciò per garantire la massima sicurezza a chi guida ed a chi gira per le strade
In questi anni, a rischio di essere pedante, ho personalmente avviato una intensa campagna sull’uso del casco inviando lettere nelle scuole, ai docenti, alle famiglie, con l’affissione di manifesti pubblici. Inoltre con costanza e determinazione chiedo alle forze dell’ordine di intensificare sempre di più i controlli in strada e sistematicamente rinnovo ordinanze per la vendita di bibite alcooliche ai minorenni ed nelle ore serali onde evitare l’alterazione dello stato psicofisico di chiunque poi intenda o debba mettersi in sella ad uno scooter o al volante di una macchina.
E’ repressione questa? Ebbene, se tutto ciò serve a salvare una sola vita, se tutto ciò possa essere utile a salvaguardare quanto abbiamo di più caro e prezioso, se tutto ciò possa impedire di versare anche una sola goccia di sangue sull’asfalto, posso chiaramente e con fierezza dire che la repressione sarà e dovrà essere ancora più forte ed intensa.
Perché ricordare significa appunto riflettere su quanto accaduto e fare tutto quanto possibile, tutto quanto di propria competenza per evitare che si ripeta.
Manifestazioni come quella di oggi costituiscono l’impegno di questa amministrazione ad essere vicina alla città, parte integrante della città, espressione di uomini e donne che, prima di tutto, sono figli di questa città e vivono i suoi spazi e che quindi ne condivide gioie e dolori, sorrisi e lacrime. Quest’oggi il ricordo assume innanzitutto il valore di un abbraccio. Un abbraccio alle famiglie di quanti hanno perso una parte di sé. Un abbraccio che dia però energia per andare avanti. E davanti a noi tutti, proprio come in questa sala, ci sono i bambini, i genitori di domani, i sindaci di domani, i professionisti di domani, gli insegnanti di domani, gli artigiani, gli operai di domani. Davanti a noi c’è la Qualiano di domani. Un domani che impariamo ad apprezzare di più se pensiamo a quanti oggi non sono qui.