Scuole: una serie di progetti
per la sicurezza e l’ammodernamento

Ammodernamento. Riqualificazione. Abbattimento delle barriere architettoniche. Sono queste le principali linee guida che caratterizzano una serie di progetti destinati alle strutture scolastiche municipali oggetto di finanziamento ed in predicato di gare pubbliche.
“Un parco progetti corposo e considerevole che attesta l’impegno costante dell’Amministrazione nell’ambito dell’edilizia scolastica ad appannaggio di un’offerta formativa di qualità che non può prescindere da strutture sicure, moderne e funzionali  dove questa ha luogo” dichiarano congiuntamente il vicesindaco con delega alla Pubblica Istruzione, Domenico Di Domenico ed il sindaco Salvatore Onofaro.
Il Comune si è assicurato due bandi per un ammontare complessivo di 700 mila euro ripartiti in somma uguale per l’istituto Don Bosco e per la sede di “Rione Principe”. I fondi saranno destinati per interventi di “adeguamento alle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro” che nel dettaglio vanno dall’ammodernamento dei sistemi antincendio, all’abbattimento delle barriere architettoniche, alla riqualificazione delle strutture.
“Per questi progetti – dichiara il vicesindaco – il Comune si è attivato per l’ottenimento dei fondi e, nell’ottica di una sinergia tra ente municipale ed istituzione scolastica, è stato siglato un protocollo d’intesa con i dirigenti dei due circoli didattici per l’espletamento dei lavori”.
Sempre alla “Don Bosco” dagli uffici tecnici di piazza del Popolo fanno sapere che “è questione ormai di giorni per la consegna del lotto di ampliamento attiguo alla sede già esistente”. Trattasi di un edificio nuovo che ospiterà 6 nuove aule sorto sull’area della demolita palestra. “Un progetto di grande importanza che consentirà l’accorpamento delle classi all’attualità ubicate presso sedi succursali con riflessi di sicuro vantaggio  in termini di spesa,  eliminando le voci in bilancio relativamente alla locazione si plessi  distaccati”.
Di particolare rilevanza i progetti ( e relativi fondi) per la scuola media “Salvatore Di Giacomo” di via Benedetto Croce.  Due i bandi aggiudicati dal Comune: un primo, per una cifra di circa 96 mila euro, riguarda interventi di “messa in sicurezza e di prevenzione e riduzione del rischio connesso alla vulnerabilità degli elementi, anche non strutturali”; il secondo prevede lavori per un costo complessivo di circa 400 mila euro (ripartiti tra Ministero dell’Istruzione, Regione Campania ed ente municipale). Il progetto prevede azioni di completamento, adeguamento ed ammodernamento della struttura. In particolare i fondi saranno destinati  ad interventi che spaziano dalla tinteggiature dello stabile, al rifacimento della pavimentazione e dell’illuminazione esterna, ad opere nella rete fognaria dell’istituto, al rifacimento del manto di copertura unitamente al completamento della palestra  e degli spazi esterni destinati ad attività parascolastiche (come la realizzazione di una pista di atletica e di un campo da basket).
“Il Comune ha sottoscritto per la somma ad esso spettante un mutuo con la Cassa depositi e prestiti e siamo in partenza per l’avvio delle procedure di appalto” assevera l’assessore alla Pubblica Istruzione Domenico Di Domenico.
“Sottolineo come in questo quinquennio consiliare– precisa il sindaco Onofaro – l’azione amministrativa abbia proseguito senza sosta nella riqualificazione delle strutture scolastiche della città. Dall’inaugurazione del primo liceo scientifico in via Vallefuoco, agli interventi di messa in sicurezza ed abbattimento delle barriere architettoniche nei vari plessi (come l’ascensore alla scuola Verdi solo per citare l’ultimo intervento in scala cronologica), alla realizzazione di impianti per lo sport e la socializzazione, la costruzione di nuove aule, sino ai progetti di cui sopra e, per concludere, il grande, epocale progetto per la realizzazione dell’istituto alberghiero che ospiterà circa 1000 studenti. Una serie di progettualità e di interventi – conclude il sindaco – perché crediamo fortemente della missione formativa della scuola e battersi per essa significa battersi per un futuro migliore della società”.

Scuole, sport e società: così nasce una città a misura d’uomo


Scuole, sport e società: così nasce una città a misura d’uomo
Progetto “un campo da calcio in ogni scuola” per allontanare  i giovani dalla strada
di Salvatore Onofaro
Sindaco di Qualiano (NA)

Coniugare sviluppo infrastrutturale ed esigenze sociali per una città a misura d’uomo. Questo impegno ha scandito le tappe dell’agenda amministrativa nella città di Qualiano. Abbiamo posto sotto la lente diverse criticità nell’alveo delle politiche sociali e giovanili e su di esse abbiamo stagliato progetti e idee. Ad esempio come fronteggiare il born out scolastico, oppure come intervenire laddove si ravvisino criticità di carattere socio-ludico per mancanza di spazi attrezzati, come riqualificare le aree urbane in risposta alle esigenze della cittadinanza, delle famiglie. La nostra azione amministrativa ha tenuto presente tre variabili fondamentali e talvolta condizionanti: urgenza di aree di aggregazione, finalità sociali della riqualificazione territoriale il tutto nel vincolo asfissiante di una inopia di fondi erariali quasi paralizzante. Soltanto rimboccandosi le maniche, centellinando e gestendo con certosina scrupolosità le risorse finanziarie in disponibilità, siamo riusciti a trovare la quadra del cerchio investendo nello sport. Il significato altamente sociale che esso rappresenta, la sua funzione formativa, la sua dimensione di assoluta valenza qualificante in termini di sviluppo psicofisico e civico, ha portato l’amministrazione comunale a lavorare guardando ai  diretti interessati delle progettualità poste in essere, della duplice ma al tempo stesso univoco ed unitario ruolo di cittadino e di individuo, in quella indissolubile dimensione di persona parte integrante di una comunità e di una comunità intesa come totalità di persone. Per tali ragioni abbiamo impostato sullo stesso binario progetti ed interventi di carattere urbanistico proiettati pienamente nella loro funzione di utilità sociale. Ad esempio, abbiamo deciso di ammodernare e di mettere in sicurezza il nostro stadio comunale in Via Giovanni Falcone. Abbiamo provveduto a rifare il rettangolo di gioco ammantandolo di una superfice in fibra sintetica di ultima generazione unitamente al corredo della pista di atletica perimetrale. Inoltre abbiamo realizzato una tribuna laterale, in grado di ospitare oltre 500 persone. In tal modo il nostro impianto si è trasformato in un vero e proprio gioiello dell’architettura che potremmo definire sociale. Questa asserzione viene resa più chiara dal fatto che abbiamo deciso di aprire lo stadio a tutti coloro che intendano dedicarsi all’attività sportiva, al jogging, al benessere psicofisico sia per agonismo sia per relax. I cancelli dello stadio comunale sono sempre aperti. Chiunque voglia fruirne per rimettersi in forma, per contrastare lo stress dopo una giornata di lavoro, per prepararsi atleticamente, si iscrive versando una cifra simbolica (al fine del rilascio di una tessera e per ragioni di sicurezza )ed ha a disposizione una pista di atletica professionale, spogliatoi e parcheggi, in un’area recintata e sorvegliata per la sicurezza di tutti. Inoltre  rendiamo disponibile l’utilizzo del campo da calcio alle associazioni sportive che ne facciano richiesta. Unica prerogativa avanzata dall’amministrazione è che le stesse svolgano progetti di atletica rivolti specificamente a bambini appartenenti a famiglie economicamente disagiate. In questo modo anche chi non ha materialmente la possibilità di iscrivere i propri figli ad un corso di calcetto, potrà farlo regalando ai bambini il sogno di indossare una casacca, calzoncini e scarpette, di far parte di un gruppo, di crescere, fisicamente e psicologicamente, nell’ambito della sana competizione, dello spirito di sacrificio, del senso di appartenenza, del fair play. Visto il grande successo riscosso da tali iniziative (dal mattino a sera l’impianto è un brulicare di atleti ed atlete), abbiamo replicato, in scala ridotta questo progetto, laddove è maggiormente insistente la necessità di interventi di tale tipo in riposta e ad appannaggio di un’utenza sicuramente “esigente”: le scuole. Presso la scuola media “Giuseppe Verdi” in via Silvio Pellico, esisteva un piccolo rettangolo di asfalto nel tempo attestatosi quel “campetto da calcio ufficiale” dell’istituto. Con una piccola spesa, abbiamo ricoperto quel rettangolo con erba sintetica, l’abbiamo recintato, illuminato, abbiamo posizionato due porte professionali da “calcio a 5”. Il risultato? Una struttura sicura, funzionale, efficiente che ha dato qualità all’intero plesso. Ma il risultato più grande, più gioioso, più importante è stato vedere i volti sorridenti di centinaia di bambini, entusiasti ed increduli di avere finalmente un campo da calcio vero, tutto per loro. La struttura, oltre alle attività curriculari, resta aperta anche di pomeriggio in modo tale da garantire ai ragazzi uno spazio di aggregazione, una piazza dello sport e del benessere in cui allenarsi, competere. Lo stesso progetto, con le stesse caratteristiche, è stato realizzato anche presso la scuola media statale “Salvatore Di Giacomo” in via Benedetto Croce e presso la parrocchia “Maria Santissima Immacolata” in via Del Dogma E’ nostra intenzione procedere con le medesime specificità tecniche e con la stessa determinazione anche negli altri istituti della città, dando vita ad un progetto “un campo da calcio in ogni scuola”: a breve infatti ne inaugureremo un altro nel cortile della scuola “Don Bosco” di via Leopardi unitamente al lotto di ampliamento che abbiamo realizzato e che a giorni sarà consegnato  comprendente nuove aule e nuovi laboratori ( premettendo all’ente uno sgravio dei costi di locazione delle sedi succursali del plesso). In questo modo, con le strutture aperte anche nel pomeriggio, si garantisce ai ragazzi un cancello sempre aperto per ritrovarsi, per organizzare tornei e campionati, per consolidare la cultura del rispetto dell’avversario, dell’accettazione delle sconfitte, della sfida a cui si è chiamati in prima persona, contando sulle proprie gambe, sui propri polmoni ma in un’ottica di collettività e di gruppo.  I genitori sono tranquilli poiché sanno che i propri figli giocano e si allenano in uno spazio chiuso, si allontanano dalla strada scongiurando cattivi incontri e, soprattutto, gli stessi docenti hanno la possibilità di seguire, attraverso progetti specifici, gli studenti anche in orario extrascolastico. Viene a cementarsi il gruppo sociale e con esso i valori che comporta.
Progetti importantissimi per il loro risvolto sociale. Strutture che la città agognava e che finalmente ha ottenuto. Spazi di vita, di sviluppo, di appartenenza, di costruzione identitaria individuale e comunitaria, dove ogni bambino impara che per segnare un gol ha bisogno di una squadra che costruisca l’azione ed altrettanto ogni altro che vuole evitare una sconfitta deve necessariamente fare affidamento alla coralità dei movimenti, all’unione di intenti. Ogni bambino imparerà ad esultare nella consapevolezza degli sforzi effettuati. In egual modo comprenderanno le ragioni di una partita persa riflettendo sulle proprie azioni e lavorando affinchè si possa rimediare. Piazze di vita. Piazze di gioventù. Di sport, di maglie sudate, di trofei e di squadre dove ognuno ha bisogno dell’altro pur consci del proprio inderogabile sacrificio, del proprio impegno, della propria dedizione come singolo. In questo modo chi vince è la città tutta, sono le mamme ed i papà, sono i bambini, i ragazzi. Chi vince è Qualiano che esulta ad ogni gol realizzato da qualunque ragazzino in qualunque campetto della città. Una città per loro. Una città per i cittadini.

4 novembre 2012 Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate


4 novembre 2012
Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate

La vita di una nazione, di una comunità, di una collettività è costellata di momenti in cui si apprezza maggiormente la coesione, la compartecipazione, la condivisione.
Condivisione di idee, di valori, di simboli che cementa il senso di appartenenza, che consolida l’identità.
Identità di uomini come singoli che però  affonda radici nella pluralità: il cittadino che diventa membro di una collettività che si chiama nazione.
Quest’oggi siamo riuniti per celebrate il Quattro Novembre:  Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate.
Per considerare quanto sia importante, quanto travalichi ideologie e steccati di appartenenza, si consideri che il Quattro Novembre è l’unica festività che, sin dalla sua istituzione avvenuta nel 1919, ha attraversato tutte le stagioni politiche e sociali d’Italia, da quella liberale, a quella fascista sino all’attualità repubblicana.
Correva l’anno 1918. Era il 4 novembre: il Comandante Supremo dell’Esercito Italiano emanava il Bollettino della Vittoria per annunciare che l'Impero Austro-ungarico si arrendva all'Italia, in base all'armistizio firmato a Villa Giusti, nei pressi di Padova. La prima guerra mondiale era finita. L’Italia era vittoriosa.
Pertanto quest’oggi non celebriamo una guerra, seppure conclusasi con la disfatta del nemico, ma una pace. Oggi celebriamo e ricordiamo la pace. Ed infatti la nostra Costituzione, in scia alla triste epoca del Secondo Conflitto Mondiale, recita “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
Questo il senso del Quattro Novembre. E’ una giornata di riflessione sulle atrocità dei conflitti bellici, occasione di ponderazione sulla barbarie che essi comportano. Ma è ancor di più momento di ponderazione sull’importanza dell’unità di un popolo, della sua coesione sociale e culturale affinchè prevalga sempre l’interesse comune, il bene collettivo la cui compromissione, la cui distruzione viene esemplificata dall’irrazionalità, dalla disumanità delle guerre.
Unità nazionale significa sentirsi parte integrante ed imprescindibile di una città, di una regione, di una Nazione. Significa essere compatti dinanzi alle criticità, alle esigenze della vita quotidiana, alla disamina attenta e scrupolosa dei problemi che costellano il vissuto di ognuno di noi. Quell’unità nazionale alla quale siamo chiamati nelle emergenze, nelle fasi più dure della storia, recente e passata. Unità nazionale che ci rende nazione, che ci rende popolo, che ci rende Italiani. Essa è consapevolezza che l’azione del singolo si rifletterà sulla collettività, l’azione dell’oggi è e sarà conseguenza del domani. Un’unità nazionale di cui diamo prova ogni giorno nelle fabbriche, nelle scuole, nelle strade, nelle istituzioni, nel pagare le tasse, nel fare la raccolta differenziata, nella dedizione al lavoro e nell’impegno a garantirne la dignità. Unità nazionale è sinonimo di valori, di ideali, di lealtà, di sacrificio, di onore ai propri impegni, al rispetto per gli altri. Questo è anche il senso profondo della mia esperienza di sindaco: farmi portavoce delle istanze della gente, di tutta la cittadinanza, lavorare con assiduità e trasparenza, per ossequiare quella fiducia ottenuta ed essere ogni giorno all’altezza di tale fiducia, profondendo energie fisiche e mentali con passione e devozione per una terra e per una comunità alla quale sono indissolubilmente legato, alla quale appartengo e che essa appartiene a me.
Come nelle fasi più dure della Storia d’Italia, i nostri genitori, i nostri avi ci hanno insegnato che solo con fermezza e solo credendo fermamente in un progetto, in un percorso è possibile risalire la china. Così come dinanzi alle calamità naturali (mi viene in mente il terremoto d’Abruzzo o in Emilia), come nelle guerre, come nelle calamità sociali (ad esempio nella sferzante crisi economico-finanziaria di questi anni senza escludere la ferita dell’emergenza rifiuti) ed in tutte quelle contingenze che hanno colpito e che colpiscono le nostre coscienze, le nostre vite, i nostri equilibri, non credo ci sia ricetta migliore che quella di rimboccarsi le maniche, mettersi duramente al lavoro affrontando problematiche e difficoltà nell’ottica dell’interesse comune, nell’interesse di tutti.
Quest’oggi rendiamo omaggio al Milite Ignoto, simbolo di quell’Italia che ha combattuto e che combatte. Dell’Italia che ha pagato il prezzo più alto per difendere la propria terra, per onorare la propria bandiera, in difesa della libertà, della pace.
Quell’Italia in divisa chiamata “ad obbedir tacendo” in ossequio ad un ineguagliabile senso del dovere. Un’Italia che ha dedicato la vita alla Nazione, alle sue Istituzioni, ai suoi colori. Quell’Italia che ha pagato con la vita per il futuro del Paese, per i suoi figli, per gli Italiani.
Il pensiero pertanto va a tutti i soldati, di ieri, di oggi, di domani. Uomini e donne che con abnegazione, dedizione e sacrificio sono stati e sono in prima linea per la difesa della Patria e di chi la vive, di chi ne condivide con sentimento e raziocinio, i confini sia geografici che culturali. Da Caporetto a Nassirya, da Vittorio Veneto a Kabul, noi oggi ricordiamo gli uomini, gli Italiani, che hanno imbracciato fucili non per derive conquistatrici, non per velleità espansionistiche, non per spirito di usurpazione territoriale ma per difenderci, per mantenere la pace, per riportare la pace. Uomini e donne, nostri figli, nostri connazionali, che portano il nome dell’Italia, portano il nome di ognuno di noi in terre dilaniate da conflitti. Porgono la mano ai governi in difficoltà, offrono protezione a coloro che sono vittime di schizofrenie politiche. I nostri militari nelle mansioni di rafforzamento della pace, di mantenimento della pace, si muovono nel solco della cooperazione internazionale, per cancellare dagli occhi di un bambino della periferia di Herat gli orrori delle bombe, per aiutare le popolazioni a ricostruire strade e ponti, scuole e case. I nostri militari assolvono ad impegni, delicatissimi e perniciosi, esponendo la propria vita in difesa delle vite altrui.
Compiti arditi in terre lontane ma anche nelle nostre città, nelle nostre piazze. Approfittando quest’oggi di salutare e di augurare collaborazione e sinergia al nuovo comandante della Stazione dei Carabinieri di Qualiano, vorrei sottolineare l’importanza e la necessità della presenza dei presidi delle forze armate nei nostri territorio. Uomini e donne che ogni giorno ed ogni notte sono al nostro fianco ed al fianco di chi crede e vive nel diritto e per il diritto, da chi si batte per la legalità, la giustizia sociale contro ogni forma di vessazione, di angheria, di sopruso. Carabinieri, Guardia di Finanza, Esercito, Aeronautica Militare, Marina Militare, Polizia: noi siamo dalla vostra parte. Vi siamo grati per il vostro lavoro, per la vostra missione, per il vostro operato a garanzia della legge e delle libertà inviolabili del cittadino. A chi ha pagato con la vita il proprio sacrificio, la propria fede laica nella Nazione e nel Tricolore, a chi si impegna ogni giorno in questa dimensione, a chi lo farà in futuro, volgiamo il nostro accorato e profondissimo ringraziamento unitamente ad un plauso commosso poiché è anche grazie ad ognuno di voi se oggi siamo qui, liberi in questa piazza, orgogliosi del nostro Paese nel mondo.
Ognuno di voi è ognuno di noi.
Il Sindaco
arch. Salvatore Onofaro

_____________   03 novembre  2012_______________
4 Novembre: la città commemora le vittime di tutte le guerre
Cerimonia in piazza D’Annunzio con il tenore Giuseppe Gambi

Qualiano celebra il Quattro Novembre.  L’appuntamento è per le ore 12 (domenica 4 novembre 2012) in piazza Gabriele D’Annunzio, nel cuore del centro storico cittadino. Dopo la celebrazione liturgica officiata dal Mons. Raffaele Marino nella parrocchia Santo Stefano Protomartire, seguirà la cerimonia civile per la Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armata.
Il protocollo prevede la deposizione delle corone di alloro dinanzi del monumento ai caduti nel sagrato della piazza ed ai piedi della lapide marmorea in via Roma che il sindaco Salvatore Onofaro ha voluto l’affissione in memoria delle vittime di tutte le guerre. Momenti che saranno scanditi ed accompagnati dalle note del Silenzio.
Per suffragare la solennità della manifestazione, nel suggellare il raccoglimento e la compartecipazione emotiva ed istituzionale della commemorazione, l’amministrazione comunale ha voluto che la cerimonia  venga contrassegnata da momenti musicali con la partecipazione del tenore Giuseppe Gambi che intonerà l’Inno Nazionale ed il Va’ pensiero, tratto dal Nabucco di Giuseppe Verdi.
“ Anche quest’anno – dichiara il sindaco Salvatore Onofaro -  prosegue l’impostazione civica che questa Amministrazione ha voluto dare al Quattro Novembre. Momento di condivisione commossa e sentita nella collettività qualianese del significato profondo della celebrazione, occasione di riflessione sulla stagioni più dure della nostra storia, qualificate anche da pagine drammatiche ma che hanno cadenzato il percorso di costruzione culturale, sociale ed istituzionale che ha portato al rafforzamento del concetto di Nazione, corroborato ed instillato nei decenni lo spirito di appartenenza ad una bandiera, ad una terra. Anche quest’anno porgeremo il nostro omaggio alla memoria dei caduti di tutte le guerre, in tutte le epoche unitamente al nostro plauso corale al sacrificio ed all’impegno di quanti hanno combattuto e di quanti combattono, in terre lontane ma anche nelle nostre città ogni giorno, in difesa della libertà e della pace. Scandiremo questa cerimonia con le musiche e le strofe che hanno scandito la Storia dell’Italia e degli Italiani, che fungono da colonna del sentimento identitario nazionale”.