4 novembre 2012
Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate
La vita di una nazione, di una comunità, di una collettività è costellata di momenti in cui si apprezza maggiormente la coesione, la compartecipazione, la condivisione.
Condivisione di idee, di valori, di simboli che cementa il senso di appartenenza, che consolida l’identità.
Identità di uomini come singoli che però affonda radici nella pluralità: il cittadino che diventa membro di una collettività che si chiama nazione.
Quest’oggi siamo riuniti per celebrate il Quattro Novembre: Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate.
Per considerare quanto sia importante, quanto travalichi ideologie e steccati di appartenenza, si consideri che il Quattro Novembre è l’unica festività che, sin dalla sua istituzione avvenuta nel 1919, ha attraversato tutte le stagioni politiche e sociali d’Italia, da quella liberale, a quella fascista sino all’attualità repubblicana.
Correva l’anno 1918. Era il 4 novembre: il Comandante Supremo dell’Esercito Italiano emanava il Bollettino della Vittoria per annunciare che l'Impero Austro-ungarico si arrendva all'Italia, in base all'armistizio firmato a Villa Giusti, nei pressi di Padova. La prima guerra mondiale era finita. L’Italia era vittoriosa.
Pertanto quest’oggi non celebriamo una guerra, seppure conclusasi con la disfatta del nemico, ma una pace. Oggi celebriamo e ricordiamo la pace. Ed infatti la nostra Costituzione, in scia alla triste epoca del Secondo Conflitto Mondiale, recita “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
Questo il senso del Quattro Novembre. E’ una giornata di riflessione sulle atrocità dei conflitti bellici, occasione di ponderazione sulla barbarie che essi comportano. Ma è ancor di più momento di ponderazione sull’importanza dell’unità di un popolo, della sua coesione sociale e culturale affinchè prevalga sempre l’interesse comune, il bene collettivo la cui compromissione, la cui distruzione viene esemplificata dall’irrazionalità, dalla disumanità delle guerre.
Unità nazionale significa sentirsi parte integrante ed imprescindibile di una città, di una regione, di una Nazione. Significa essere compatti dinanzi alle criticità, alle esigenze della vita quotidiana, alla disamina attenta e scrupolosa dei problemi che costellano il vissuto di ognuno di noi. Quell’unità nazionale alla quale siamo chiamati nelle emergenze, nelle fasi più dure della storia, recente e passata. Unità nazionale che ci rende nazione, che ci rende popolo, che ci rende Italiani. Essa è consapevolezza che l’azione del singolo si rifletterà sulla collettività, l’azione dell’oggi è e sarà conseguenza del domani. Un’unità nazionale di cui diamo prova ogni giorno nelle fabbriche, nelle scuole, nelle strade, nelle istituzioni, nel pagare le tasse, nel fare la raccolta differenziata, nella dedizione al lavoro e nell’impegno a garantirne la dignità. Unità nazionale è sinonimo di valori, di ideali, di lealtà, di sacrificio, di onore ai propri impegni, al rispetto per gli altri. Questo è anche il senso profondo della mia esperienza di sindaco: farmi portavoce delle istanze della gente, di tutta la cittadinanza, lavorare con assiduità e trasparenza, per ossequiare quella fiducia ottenuta ed essere ogni giorno all’altezza di tale fiducia, profondendo energie fisiche e mentali con passione e devozione per una terra e per una comunità alla quale sono indissolubilmente legato, alla quale appartengo e che essa appartiene a me.
Come nelle fasi più dure della Storia d’Italia, i nostri genitori, i nostri avi ci hanno insegnato che solo con fermezza e solo credendo fermamente in un progetto, in un percorso è possibile risalire la china. Così come dinanzi alle calamità naturali (mi viene in mente il terremoto d’Abruzzo o in Emilia), come nelle guerre, come nelle calamità sociali (ad esempio nella sferzante crisi economico-finanziaria di questi anni senza escludere la ferita dell’emergenza rifiuti) ed in tutte quelle contingenze che hanno colpito e che colpiscono le nostre coscienze, le nostre vite, i nostri equilibri, non credo ci sia ricetta migliore che quella di rimboccarsi le maniche, mettersi duramente al lavoro affrontando problematiche e difficoltà nell’ottica dell’interesse comune, nell’interesse di tutti.
Quest’oggi rendiamo omaggio al Milite Ignoto, simbolo di quell’Italia che ha combattuto e che combatte. Dell’Italia che ha pagato il prezzo più alto per difendere la propria terra, per onorare la propria bandiera, in difesa della libertà, della pace.
Quell’Italia in divisa chiamata “ad obbedir tacendo” in ossequio ad un ineguagliabile senso del dovere. Un’Italia che ha dedicato la vita alla Nazione, alle sue Istituzioni, ai suoi colori. Quell’Italia che ha pagato con la vita per il futuro del Paese, per i suoi figli, per gli Italiani.
Il pensiero pertanto va a tutti i soldati, di ieri, di oggi, di domani. Uomini e donne che con abnegazione, dedizione e sacrificio sono stati e sono in prima linea per la difesa della Patria e di chi la vive, di chi ne condivide con sentimento e raziocinio, i confini sia geografici che culturali. Da Caporetto a Nassirya, da Vittorio Veneto a Kabul, noi oggi ricordiamo gli uomini, gli Italiani, che hanno imbracciato fucili non per derive conquistatrici, non per velleità espansionistiche, non per spirito di usurpazione territoriale ma per difenderci, per mantenere la pace, per riportare la pace. Uomini e donne, nostri figli, nostri connazionali, che portano il nome dell’Italia, portano il nome di ognuno di noi in terre dilaniate da conflitti. Porgono la mano ai governi in difficoltà, offrono protezione a coloro che sono vittime di schizofrenie politiche. I nostri militari nelle mansioni di rafforzamento della pace, di mantenimento della pace, si muovono nel solco della cooperazione internazionale, per cancellare dagli occhi di un bambino della periferia di Herat gli orrori delle bombe, per aiutare le popolazioni a ricostruire strade e ponti, scuole e case. I nostri militari assolvono ad impegni, delicatissimi e perniciosi, esponendo la propria vita in difesa delle vite altrui.
Compiti arditi in terre lontane ma anche nelle nostre città, nelle nostre piazze. Approfittando quest’oggi di salutare e di augurare collaborazione e sinergia al nuovo comandante della Stazione dei Carabinieri di Qualiano, vorrei sottolineare l’importanza e la necessità della presenza dei presidi delle forze armate nei nostri territorio. Uomini e donne che ogni giorno ed ogni notte sono al nostro fianco ed al fianco di chi crede e vive nel diritto e per il diritto, da chi si batte per la legalità, la giustizia sociale contro ogni forma di vessazione, di angheria, di sopruso. Carabinieri, Guardia di Finanza, Esercito, Aeronautica Militare, Marina Militare, Polizia: noi siamo dalla vostra parte. Vi siamo grati per il vostro lavoro, per la vostra missione, per il vostro operato a garanzia della legge e delle libertà inviolabili del cittadino. A chi ha pagato con la vita il proprio sacrificio, la propria fede laica nella Nazione e nel Tricolore, a chi si impegna ogni giorno in questa dimensione, a chi lo farà in futuro, volgiamo il nostro accorato e profondissimo ringraziamento unitamente ad un plauso commosso poiché è anche grazie ad ognuno di voi se oggi siamo qui, liberi in questa piazza, orgogliosi del nostro Paese nel mondo.
Ognuno di voi è ognuno di noi.
Il Sindaco
arch. Salvatore Onofaro