di Salvatore ONOFARO — Sindaco di Qualiano (NA)
La politica si trova a vivere un frangente storico-culturale che necessita di un urgente, rapido, considerevole processo di cambiamento. Un rinnovamento dalle fondamenta e che tenga conto delle esigenze della città, del territorio, del Paese, delle domande dei cittadini, dei crocevia della vita sociale ed economica e che ambisca a dare risposte certe, concrete, efficaci alle criticità ed alle necessità. Una politica che ritorni ad essere tale, nella sua accezione, nel suo senso intimo di atti ed azioni per la città, governo della polis nella sfumatura scolastica che però contenga i riflessi di una modernità intesa come governo per la polis squisitamente legato al concetto aristotelico di uomo animale politico, uomo cittadino, uomo figlio della
propria realtà. Una politica nel senso di uomini e donne che appellandosi al proprio senso civico, allo spirito di appartenenza, alla condivisione identitaria, decidano, anche e soprattutto perché incalzati da una socialità ispiratrice e promotrice, di impegnarsi nell’avanguardia politica come servizio alla propria comunità.
Oggi dobbiamo dare vigore e valore, profondo ed intenso, alla partecipazione, alla rappresentazione.
Questa deve essere intesa come proiezione della società, come suo spaccato culturale e civico. Dalla mia esperienza di primo cittadino di una comunità di quasi trentamila abitanti fa male conoscere di quanti infangano i colori ed i principi in cui chi s’impegna in prima persona nella vita politica crede ed ha sempre creduto. Fa male venire a conoscenza di chi approfitta del proprio ruolo, del proprio mandato per fini personalistici nella forma più bieca e meschina. Vivere al servizio della comunità, dei cittadini, della legge, districandosi in una miriade di fronti (dall’ambiente al sociale, dall'economia alla cultura), notte e giorno in servizio permanente effettivo ed essere sempre sul filo del rasoio, essere l’avamposto, il bersaglio di ogni colpa, di ogni criticità del territorio. Quante notti passate a disaminare carte e documenti per trovare fondi per le madri nubili, per il servizio di trasporto disabili, per una nuova caldaia in una scuola, per rifare una strada, per la raccolta dei rifiuti, per pagare gli stipendi senza aumentare le tasse e poi mi chiedo quante di queste stesse notti abbia trascorso “un Fiorito” qualunque che intasca milioni di euro atteggiandosi a paladino della società.
Il mio compenso di sindaco è pari a 1900 euro al mese. Buona parte di questi vengono devoluti per attività sociali. Per osservanza alle normative vigenti, avendo deliberatamente deciso di profondere energie per la mia città, non posso esercitare la mia professione di architetto. E poi, scoprire chi, chiuso nelle stanze ovattate del potere, lontano dalla responsabilità diretta dettata dal confronto continuo con la gente, con la piazza, con il cuore pulsante della città, di ogni città, si dedica al calcolo dei suoi (e solo i suoi) lauti e vergognosi guadagni, oltraggiando un’intera nazione, un intera classe di uomini e donne che credono ancora nei valori della trasparenza, della legalità, dell’onestà. Volgendo lo sguardo al futuro, un futuro imminente, l’impegno politico, pertanto, dovrà attendere ad una nuova mansione, storica e modernista insieme. Un impegno che sia costruito insieme ai cittadini, con i cittadini, per i cittadini nell’alveo di un partito che cerchi di affrancarsi dalla sua medesima definizione di “parte”, di fazione ma che sia espressione della città, delle sue capacità, delle sue debolezze, delle sue ambizione, delle sue forze, delle sue criticità. Un partito che sia riverbero del popolo, laboratorio di idee e di progetti, fucina di attività e di attivismo, elemento ricettore ed elemento propulsore della società, cassa di risonanza sul palcoscenico nazionale ed internazionale della voce locale. Un partito che ambisca a tale impegno deve e deve essere nuovo. Deve e deve essere disposto ad un’attenta, oculata, dettagliata analisi interiore e che abbia il coraggio e la capacità di portare luce in ogni ganglio della sua struttura per schiarire e cancellare ogni minima zona d’ombra. Un partito che sia specchio della società che lavora, che si impegna, che si sacrifica. Un microcosmo strutturato ma libero, chiamato a rispondere a principi sacrosanti, indiscutibili, inderogabili, incontrovertibili quali la legalità, l’onestà, la coerenza, l’abnegazione, la dedizione.
Legalità, trasparenza, manifestazione cosciente ed incondizionata all’azione ed al pensiero per conto della società civile ispirati dai principi costituzionali e del diritto nell’interesse unico e solo della collettività. Un partito che sia aperto alla gente, costruito insieme alla gente e che sappia farsene portavoce delle istanze e

Un partito che faccia della legalità, della libertà, dell’impegno civico ed incondizionato la sua bandiera di distinzione e di identificazione che adotti come unica misura qualificante e qualificatrice la responsabilità, il merito e l’impegno. Un partito che sappia imparare ed insegnare alla pazienza dell’ascolto, alla scrupolosità ed all’approfondimento in vista delle decisioni dove non prevalga mai e poi mai il lassismo, l’approssimazione, la cultura delle pacche sulle spalle, della cooptazione.
Un partito che debba diventare sinonimo della città, suo carattere distintivo ed identificativo al tempo stesso; che abbia una rete nevralgica e capillare su tutto il territorio perché funzioni come un motore dove ogni singolo ingranaggio diviene elemento indispensabile per il funzionamento della macchina intera, dove la responsabilità del singolo sia collegata a quella della collettività e viceversa, dove ognuno sia ambasciatore di istanze dell’altro, esposto all’ attenta considerazione dell’altro affinchè prevalga l’interesse comune. Sempre. Una nuova realtà politica dove l’appartenenza e la scelta di schieramento debba essere scelta di identità, di radicamento, di condivisione, di discussione e di collegialità, di confronto e di analisi delle tematiche. Questo deve essere elemento cruciale per la sua solidità e la sua stabilità poiché troppe volte abbiamo assistito alla sovversione del mandato elettorale, allo stravolgimento delle composizioni degli organi elettivi in conseguenza ad una repentina, opportunistica e riprovevole abiura della propria adesione. Basti riportare, ad esempio, che in questi ultimi anni si è assistito ad uno stillicidio incessante di crolli delle amministrazioni comunali (in modo particolare nell’area a nord di Napoli di cui fa parte il comune di Qualiano) elette nella tornata elettorale del 2008 e negli anni successivi. Sindaci che si dimettono, sfiducie, ricatti: guerre intestine in seno alle maggioranze fra il Consiglio Comunale e la giunta che contribuiscono a sgretolare il legame tra i cittadini e la classe politica e con il primi cittadino costretto ad un ruolo di equilibrista tra il baratro dei problemi quotidiani dell’agenda amministrativa e quelli più prettamente legati alle velleità dei singoli componenti delle compagini politiche.
Per questo dobbiamo voltare pagina per lavorare insieme ad una realtà politica figlia del presente e rivolta al futuro.
Un futuro sempre più esigente e sempre più imminente.
Un futuro che richiede certezze.
Un futuro che impone concretezza, serietà, tenacia e trasparenza.
Un futuro che non esiste se limitato alla sterilità del calcolo personalistico, alla gestione del presente. Una concretezza cha fronteggi con determinazione l’hic et nunc ma che sappia cementare le basi del domani verso il quale la società corre inesorabilmente.